Trascorrere la domenica di Pasqua a Prizzi, piccolo “presepe” abbarbicato sull’omonimo monte, può regalarvi un’esperienza alquanto curiosa e da suspense: trovarvi faccia a faccia con i Diavoli e la Morte!
E a quel punto può accadere di tutto, per esempio, essere catturati dai Diavoli ed essere “costretti” a seguirli nei loro sfrenati balli da cui potrete liberarvene solo riscattando la vostra anima con un’offerta…premiata all’istante con un grazioso gadget.
Tutto vero! Se vi aspettate una celebrazione con le tradizionali processioni pasquali dovete cambiare meta. Non ve lo consigliamo, vi perdereste l’opportunità di partecipare e vivere, in questo delizioso paesino dal fascino medievale, un’esperienza straordinaria dal sicuro impatto emotivo e visivo. Non vi sentirete solo spettatori ma protagonisti di una suggestiva manifestazione mimico-teatrale in cui il tempo profano si trasforma in tempo mitico. Qui la Pasqua è teatro. È rappresentazione del conflitto, mai risolto, tra il Bene e il Male, la Vita e la Morte.
La celebrazione prizzese, dotata di una forte carica simbolica, ha reso famoso l’antico borgo in tutto il mondo e richiama, ogni anno, tantissimi visitatori. Protagonisti insoliti la Morte e i Diavoli. Il paese, con il suo delizioso fascino medievale, si offre come suggestivo palcoscenico.
La tradizione prevede due momenti: il momento pagano e folkloristico costituito, appunto, da “U Ballu di Diavuli” che, come forze del Male, ostacoleranno in tutti i modi “u’ncontru” (l’incontro) il quale rappresenta il secondo momento profondamente religioso che si materializza con l’abbraccio simbolico tra la Madre e il Figlio Risorto per ricordarci il mistero divino della Rinascita di Gesù che sconfigge la morte.
Il rito spettacolo inizia con le prime luci della domenica di Pasqua, secondo un copione le cui origini si fanno risalire al 1700.
Tutto ha inizio all’alba con la suggestiva ‘’pigliata da paci’’ (presa della pace), atto purificatore che i Diavoli e la Morte compiono davanti le chiese di Sant’Anna e del
S.S. Crocifisso. Il silenzio ovattato delle stradine lastricate è rotto dallo sciamare di queste inquietanti figure e dalla vivace presenza dei diavulicchi! Ragazzini- figuranti, che con grande partecipazione emotiva, bussano alle porte di amici e parenti e augurando “a bona Pasqua” reclamano una piccola offerta simbolica.
Alle 15 in punto, secondo tradizione, inizia, nel corso principale, la scena madre della pantomima mascherata.
I costumi degli attori sono emblematici: la Morte indossa una tuta informe gialla e una maschera orrenda, in mano tiene, nervosamente, una balestra servirà per indicare, ai diavoli, le vittime da rapire; è accompagnata da due diavoli i cui abiti, rosso vivo, ricordano, anche ai più sbadati, le fiamme dell’Inferno. Sulla loro testa una spaventosa maschera sormontata da un paio di corna, sulle spalle un vello di capra e in mano una catena. I figuranti si muovono, agili e minacciosi, tra la folla; i Diavoli battono le catene sulla loro maschera provocando un rumore assordante e, in mezzo a loro, procede la Morte che cerca, tra la folla, le “anime da catturare”. Una volta individuata, la indica con la balestra ai Diavoli che, velocemente, la trascineranno di peso e la condurranno all’ “Inferno”.
Il momento più suggestivo, per la devozione popolare, è “u ‘ncontru” (l’incontro) tra la Madonna e il Cristo Risorto accompagnati da due angeli armati di spade. Un incontro energicamente ostacolato dalla Morte e dai Diavoli i quali, dopo alcuni falsi inchini di riverenza verso gli illustri personaggi, iniziano, al ritmo dei tamburi, una frenetica danza: avanti e indietro con passetti cadenzati. Si avvicinano, saltando e correndo, prima ad una statua poi all’altra per impedirne l’avvicinamento.
Una prova di forza inutile, al terzo inchino, Madre e Figlio sono vicini, sempre più vicini, l’uno al cospetto dell’altro. Le festose note delle marce della banda musicale s’innalzano nel cielo avvolgendo tutti i presenti in un gioioso e commovente atmosfera. L’incontro è riuscito! I Diavoli rantolano sotto i colpi di spada inferti dai due angeli. Rapidamente sparisce il luttuoso manto nero, e la Madonna, smagliante con il suo gioioso manto azzurro, sembra rassicurarci: “Ancora una volta, miei cari, come accade dalla notte dei tempi, la Vita trionfa sulla Morte nonostante tutto…”.
Gesualdo Bufalino ha scritto: “A Pasqua ogni siciliano si sente non solo spettatore ma attore, prima dolente, poi esultante, d’un mistero che è la sua stessa esistenza”. E a Prizzi ne avremo la conferma!