Il teatro di marionette conosciuto come Opera dei Pupi è nato in Sicilia all’inizio del 19° secolo ed ha sin dall’inizio avuto un grande successo tra le classi lavoratrici.
I luoghi dove tradizionalmente venivano presentate le storie erano i mercati cittadini e le piazze più importante durante i giorni di festa. Le storie raccontate, i cui dialoghi sono quasi sempre improvvisati dai burattinai, si basano soprattutto sulla letteratura cavalleresca medievale, sui poemi italiani del Rinascimento, sulle vite dei santi e sui racconti di banditi.
Le principali scuole di pupi siciliani sono quelle di Palermo e Catania, spesso condotte a livello familiare e i cui burattini vengono costruiti e dipinti con metodi tradizionali. Come per altre particolarità che caratterizzano l’isola, anche per i pupi siciliani ci sono delle differenze tra le due zone, quella palermitana e quella catanese.
Mentre a Palermo i pupi siciliani hanno dimensioni contenute e le rappresentazioni seguono le storie in modo rigido, nel catanese i pupi hanno dimensioni maggiori e le storie narrate sono soggette all’interpretazione del puparo.
In passato le rappresentazioni hanno molto influenzato il pubblico e hanno fornito occasione di rivendicazioni sociali. Il boom economico degli anni ’50, che ha offerto occasioni di lavoro meglio retribuite, dopo un periodo di appannamento, negli ultimi anni è stato il turismo che ha contribuito alla riscoperta di questa tradizione teatrale, originariamente destinata ad un pubblico locale. Dal 2008 l'Opera dei Pupi è iscritto tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell'Umanità dell'UNESCO; primo italiano a essere inserito nella lista.